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Absinthe – Selene Alaska

Di Lettrice Per Passione
13 min

«Questa bellezza non sfiorisce, ma porta ad attaccamenti pericolosi. Perchè un bel viso, alla lunga, può essere dimenticato, ma una bella testa no.»

Julian Faustus Ravensward

Buongiorno lettori!
Oggi vi parlo di questa collaborazione che ho avuto il piacere di leggere grazie alle autrici, Selene e Alaska, che mi hanno inviato la copia gratuitamente in anteprima. Il romanzo è stato pubblicato dalla Triskell Edizioni, ed è uscito l’8 novembre.
Ho preso il mio tempo per poter fare questa recensione, perchè in un modo o nell’altro volevo essere esaustiva e soprattutto volevo riflettere un po’ su ciò che volevo esprimere.

Dunque, eccomi qui, per esaltare questo libro.
Sì, avete letto bene.
Questa è una delle collaborazioni che ho amato di più tra tutte quelle che ho letto, per svariati motivi. Primo tra tutti, la passione che ci hanno messo le due autrici nel scrivere il loro libro. La storia è decisamente complessa e per niente banale. Non si tratta della classica storia romantica, o della classica storia di vampiri e demoni.
Ci troviamo di fronte ad una storia complicata da varie vicissitudini, con due protagonisti di cui non potete non innamorarvi, vuoi per un aspetto, vuoi per un altro. Non sono melensi, come ci si può aspettare dai personaggi dei classici romance, tanto che in effetti il genere viene classificato come paranormal romance, ma a mio avviso c’è una punta di gotico e di legami famigliari (che non posso stare a descrivere, altrimenti vi rovino tutta la storia).

Partiamo con i punti di apprezzamento, per poi descrivere la trama a grandi linee e i personaggi.
Lo stile di Selene ed Alaska è davvero ricercato, si vede che hanno fatto un grosso lavoro di scrittura, di studio sullo stile da adottare, che non perde un colpo durante tutta la narrazione. Si vede che i loro personaggi sono parte di loro; si percepisce tutto l’amore che hanno messo in Julian e James, ma non solo, anche in Jago, in Aida e nei personaggi secondari, come Daisy o Katherine. Mi sono rispecchiata un po’ in un mio personaggio che muovo per un gioco di ruolo (del resto Selene e Alaska si sono conosciute in questo modo) e, parlando con loro, ho esternato i miei dubbi e le mie impressioni in merito.

Un altro punto molto apprezzato è stato il fatto di descrivere i vampiri per ciò che sono, senza troppi fronzoli, senza troppi ricami, ma con parole che lasciano al lettore un minimo di immaginazione, pur essendo comunque guidato dalle descrizioni che vengono fatte e dallo stile di vita dei personaggi. Non solo i vampiri, anche i demoni – James in primis e Diana in secondo luogo – vengono descritti per quello che sono: fuggiaschi da un inferno di dolore eterno, che cercano rifugio in corpi umani per non patire ciò che li aspetta per l’eternità.

Oltre a questo, vi consiglio di leggere questo libro soprattutto per l’ambientazione: Selene e Alaska mescolano il teatro – Marlowe e Shakespeare la fanno da padroni – la danza – Aida è una ballerina e una strega – la poesia – Verlaine e non solo vengono citati – e la musica – ah, il violino di James fa sospirare – in un excursus che vi porterà dai primi anni del Cinquecento, fino agli anni Venti del secolo scorso. Senza risultare in nessun modo pesante.

«Non esiste arte di primo o di secondo ordine. Un teatro potrebbe ospitare una tragedia tanto quanto un’opera lirica. E voi, come direttore di un prestigioso teatro dovreste saperlo.»

James Sirius

Veniamo quindi ai personaggi.
Julian Faustus Ravensward – un vampiro di cinquecento anni, a capo di un clan molto importante nella Londra vittoriana e successivamente degli anni Venti del Novecento. Aristocratico, erede di una casata importante, ha scelto la vita eterna per poter stare per sempre con Marlowe – sì, quel Marlowe – che però non ha accettato il suo cambiamento e l’ha lasciato. Questo è costato caro alla sua famiglia, perchè il prezzo della sua trasformazione è stato lo sterminio della casata dei Ravensward. Per questo ha timore incontrastato dell’oblio, anche se si è circondato di solitudine. La noia, si sa, è una delle caratteristiche dei vampiri e Julian è perennemente annoiato, cerca sempre qualcosa con cui svagarsi, così decide di riportare in auge un vecchio teatro. E’ taciturno, difficilmente si lascia andare ai vizi e tende, come è normale per qualsiasi vampiro, ad isolarsi.

James Sirius – demone, anzi quasi più un incubus vista la sua natura, che si trascina per le strade di Londra tra vizi e musica. Sì, perchè lui fa uso di droghe, si distrugge con l’alcol e si abbandona davvero a qualsiasi tipo di vizio. E’ un patito dell’assenzio, il suo liquore preferito e, dal momento che è immortale, non si spreca certo nel centellinarlo. E’ un amante della musica, tanto da portare con sé il proprio violino ovunque vada; suona anche il pianoforte e le sue melodie preferite sono la Danse Macabre e il Notturno n. 9 di Chopin. Ha fatto della musica la sua dannazione, con cui elargisce morte, nutrendosi dei sogni delle sue vittime. Incontra Julian per un caso non proprio fortuito, perchè l’antagonista di turno, Jago, anche lui un vampiro, lo assolda per irretire proprio Julian, perchè vuole spodestarlo dal suo trono e diventare il capo del clan londinese, oltre che per una questione di vendetta personale.

Jago – anche lui un vampiro, si nutre di efferatezza e si circonda di demoni e di galoppini. Si rintana in luoghi improbabili, ma il suo arco narrativo, a mio avviso, è uno dei più belli di tutto il romanzo. Inizialmente è tutto molto nebuloso, e la bravura delle autrici è quella di non farvi scoprire subito gli intenti di questo antagonista, alto, biondo, con un cipiglio sempre ombroso, che vuole a tutti i costi spodestare Julian, per diventare la guida del clan londinese. Sembra un motivo banale, ma dietro a questo si nasconde molto di più. Starà a voi scoprirlo, ma le sue ragioni, man mano che leggerete il romanzo, non vi sembreranno poi tanto sbagliate. Sarà che io ho un debole per i cattivi.

Aida – la strega, la ballerina che ha salvato Julian da morte certa, quando un paletto gli si era conficcato nel cuore. Danza sulle punte con una leggiadria tale che persino chi non è amante del balletto, come me, si innamora di questo suo modo di essere. Ha un carattere risoluto, è temeraria, non ha timore di nulla e spesso si caccia nei guai, a causa anche di questo carattere. Il suo arco narrativo mi aveva presa tantissimo, poi però sul finale mi è caduta un po’, anche se posso comprenderne le motivazioni, visto quello che le accade.

Questi i personaggi principali, per una trama intricata e intrigante, dove si mescolano musica, arte, poesia, teatro, danza. Dove Shakespeare incontra Wilde, dove Verdi si mescola con Marlowe, dove Verlaine e la sua poesia permea tutto. Questo libro è una mescolanza di simbologia, di richiami letterari, di sofferenza che si mescola alla passione che non viene mai resa in maniera esplicita. In un mondo letterario dove sembra che per avere successo si debba inserire sempre qualche scena spinta di troppo, Selene e Alaska trovano il modo di rendere la passione eclatante, senza però descriverla a fondo. C’è un detto e non detto che lascia aperta l’immaginazione del lettore, ma che spiega alla perfezione il legame che pian piano unisce James e Julian.
Sono estremamente diversi tra di loro, ma ciò che li accomuna è la sofferenza, perchè entrambi hanno avuto motivo di provarla nel corso della loro centenaria esistenza.

La trama, come vi dicevo, è estremamente complessa e la potete leggere qui sotto, a grandi linee. Il mio giudizio è più che positivo e vi consiglio assolutamente di leggere questo libro, perchè non ne resterete affatto delusi.

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