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Un giorno di notte cadente – Samantha Shannon

Di Lettrice Per Passione
14 min

«Nessun figlio della terra potrà fermarlo. Solo la notte cadente può fermarlo.»

Furtia Tempestosa

Questo libro è monumentale.
Mi sento di aprire la recensione con questa frase.
Samantha Shannon ha creato un mondo spettacolare. Con il suo primo romanzo epic fantasy mi aveva già convinto. Ho letto «Il Priorato dell’Albero delle Arance» tre anni fa ormai, ma mi ricordo ancora delle avventure di Sabran, di Ead e di Tanè per fermare il Senza Nome.

In questo libro gli eventi si svolgono cinquecento anni prima di quelli del Priorato, ed è a tutti gli effetti un prequel. Il libro è sempre edito da Oscar Mondadori e tradotto dalla talentuosa Benedetta Gallo, a cui va il mio plauso, perchè è un’opera davvero monumentale.

Gli eventi si svolgono in una penisola immaginaria, dove troviamo da un lato il Reginato di Inys, il Regno di Hròth, il Regno di Yscalin, il Dominio di Lasia, la Repubblica di Carmentum, l’Ersyr e il Mentendon, e dall’altro l’Oriente, dove la penisola dell’Impero dei Dodici Laghi è accompagnata dall’Impero di Seiiki e dal Reginato di Sepul.
A Oriente troviamo Dumai, una salmodiante che vive con sua madre Unora sul monte Ipyeda e che in realtà scopre di avere un passato importante, essendo una figlia dell’arcobaleno. Oltre a lei, c’è anche Nikeya, figlia del Signore dei Fiumi e appartenente al clan Kuposa, opposto all’attuale clan regnante, i Noziken.
A Occidente, invece, c’è Sabran Sesta Berethnet, Regina di Inys, sposa di Bardholt Hraustr, signore di Hròth; i due governano su due regni uniti dalla fede nel Santo. La loro figlia, Glorian, non ha che quindici anni e un peso sulle spalle, nel momento in cui è chiamata a svolgere il suo compito: quello di continuare la dinastia Berethnet, per evitare che il Senza Nome risorga dal Monte dei Lamenti, dove il Santo l’ha confinato, grazie al potere di una spada.
A Settentrione c’è il Regno di Hròth e il principe Einlek, nipote di Re Bardholt e reggente del Regno.
A Sud, Tunuva Melim, sorella del Priorato dell’Albero delle Arance, difende la discendenza di Cleolind Onjenyu, colei che ha sconfitto il Senza Nome: è la sorella che si occupa di vegliare le spoglie di Cleolind ed è l’amante di Esbar, erede presunta del Priorato dell’Albero delle Arance, desginata da Saghul Yedanya, l’attuale Priora.
Abbiamo poi Wulfert – Wulf – Glenn, il Figlio della Foresta, abbandonato da piccolo nel Gualdo, una foresta maledetta che si trova nel Reginato di Inys. È un huscarl di Re Bardholt e avrà un ruolo importante nella vicenda.

Questi sono i personaggi principali e ciascuno di essi ha una storia personale che si intreccia ad altri personaggi più o meno importanti, che fanno parte della storia.
Una storia complessa, che si dipana pagina per pagina e che vi rapisce fin dal primo momento, nonostante i molti nomi e luoghi che scoprirete leggendo.
Dumai scopre di essere parte di un mondo più grande, destinata ad essere una persona importante, quando in realtà tutta la sua vita fino ad ora è stata passata ad officiare i riti sacri a Kwiriki, il primo drago ad aver permesso ad un umano – la Fanciulla della Neve – di cavalcarlo. Viene invischiata in qualcosa di più grande di lei, che non pensava fosse il suo destino, ma che imparerà ad accettare.
Glorian Berethnet, giovane ma caparbia, ha il sangue della sua famiglia, ma anche quello degli hròthi che scorre nelle sue vene: è determinata e difende il suo regno con tutta se stessa, nonostante la giovane età. È affiancata dal Concilio delle Virtù e dai suoi fedeli guerrieri.
Tunuva è stata addestrata per una vita intera a difendere il mondo dai draghi, discendenti del Senza Nome e si trova di fronte ad una situazione decisamente complessa: il cuore la lega ad Esbar, sua compagna di vita, ma anche a Siyu, la figlia naturale di Esbar, che in qualche modo le fa aprire gli occhi sulla sua storia, anche se le fa mettere in dubbio le sue conoscenze sul priorato. Una donna misteriosa, Canthe, entra a far parte della sua vita, stravolgendola e dando modo a Tunuva di scoprire una vicenda del suo passato che sperava di non dover più rivangare.
Wulf Glenn, personaggio maschile della saga, da semplice huscarl di Re Bardholt, nella seconda parte del libro ha un ruolo importante, e anche il suo passato diventa più nitido, persino ai suoi occhi.

Che dire? È impossibile farvi una sinossi completa sulla trama di questo libro: sono quasi mille pagine ed è davvero denso di avvenimento. La maestria di Samantha Shannon si percepisce nella caratterizzazione delle figure femminili. Tutte le protagoniste che hanno una voce in questo romanzo corale sono forti e determinate, ma hanno anche dei lati deboli, che vengono compensati dai personaggi di cui sono circondate e a cui sono legate. La natura umana dei protagonisti – la maggior parte femminili, ma anche maschili, in questo caso – è costantemente minata da misteri, profezie e da un presagio oscuro che si trasforma in una realtà preoccupante, quando il Monte dei Lamenti, dove è sepolto il Senza Nome, erutta, risvegliando cinque grandi wyrm, che con il loro fiato e la loro presenza, danno vita a creature mostruose, ma meno potenti.
I Draghi qui la fanno da padroni in quanto nemici naturali dell’equilibrio e sono rappresentati in maniera davvero impeccabile, nonostante non ci siano descrizioni precisissime: per questo a me è piaciuto tantissimo. I Draghi sono visti come creature divine, di cui si sa poco, se non per racconti e testimonianze che sono state raccolte nei secoli, dopo l’avvento e la sconfitta del Senza Nome.

Un altro aspetto che ho apprezzato tantissimo è la rappresentazion dei legami affettivi e l’assenza di scene piccanti descritte esplicitamente: c’è qualche rimando, ma l’autrice lascia all’immaginazione del lettore tutto questo. Ai fini della narrazione, ciò che conta sono i legami di amicizia, famigliari e anche affettivi tra i personaggi e questo è un aspetto che viene descritto davvero bene e che ho amato davvero tanto.

Se all’inizio il libro può sembrarvi un po’ lento, non vi fate spaventare assolutamenta da questo: sono quasi mille pagine, in cui ci sono vicende che forse potranno sembrarvi inutili, ma quando arriverete alla scena culmine di un avvenimento, vi renderete conto che anche quelle descrizioni, quelle che vi sembravano inezie, alla fine sono servite per farvi cogliere il quadro generale della situazione. È tutto denso di particolari che io adoro, in un fantasy, dalle descrizioni dei paesaggi, a quelle delle dinastie dei vari regni, alla storia dei regni stessi e ai legami che vengono intrecciati.

Questo libro, per quanto lungo possa essere, è un capolavoro e ne consiglio davvero la lettura non solo a chi è amante del fantasy e lo legge abitualmente, ma anche a chi si approccia per la prima volta a questo genere.

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